l’ecografia Transvaginale tridimensionale (3D) rappresenta un esame accurato e affidabile per la diagnosi di malformazioni uterine con un impatto importante sull’infertilità e sulla poliabortività, che ha sostituito metodiche invasive come l’isteroscopia e la laparoscopia, fino a ieri considerate gli unici mezzi diagnostici di tali patologie. La tecnica di esecuzione è identica alla ecografia tradizionale bidimensionale. L’ecografia transvaginale tridimensionale permette di visualizzare gli organi genitali interni della donna secondo i tre piani dello spazio (sagittale, trasversale e coronale), valutazione non ottenibile con le sonde bidimensionali.
Tale esame permette di valutare e diagnosticare i casi di sospetta malformazione uterina (utero setto, arcuato o bicorne….) che possono essere causa di poliabortività, infertilità di coppia e di fallimenti nella riproduzione assistita. La regolarità della cavità uterina è un fattore di assoluta importanza per l’instaurarsi di una gravidanza. L’ecografia tridimensionale, permettendo una visione coronale dell’utero (cioè frontale), è in grado di effettuare un’accurata valutazione del fondo uterino, della sua conformazione interna e del suo profilo esterno. L’eco 3D ci permette inoltre di individuare quelle anomalie che necessitano di una correzione chirurgica, pianificandola con molta precisione.
Altre applicazioni dell’ecografia ginecologica tridimensionale sono:
– Integrata alla sonoisterografia oppure alla sonoisterosalpingografia per diagnosticare e definire alcune patologie riguardanti la cavità uterina o la pervietà tubarica;
– Nella valutazione della riserva ovarica, per il conteggio più preciso del numero di follicoli antrali;
– Nella sindrome dell’ovaio policistico, per il calcolo del volume dello stroma in rapporto al volume ovarico complessivo;
– Associato allo studio della flussimetria delle arterie uterine può divenire strumento molto utile ai fini diagnostici nelle pazienti affette da poliabortività o nei casi infertilità.